La storia di Alessandro, in giro per il mondo con la sua macchina fotografica
Da Firenze verso Africa, India, Giappone ed Australia: la storia di Alessandro a 055Firenze
mercoledì 12 ottobre 2016 16:45
"Fin da bambino mi hanno sempre attratto i vissuti delle persone, i comportamenti di ogni giorno e l’importanza, spesso coperta dalla normalità del gesto, che hanno le azioni ripetute. L’idea era quella di vedere oltre l’immagine che avevo di fronte o piuttosto di “guardaci dentro” identificando le armonie, le dissonanze ed i contrasti che compongono le scene banali che mi accadevano attorno, come quelle in cui una signora va a fare la spesa o chiacchiera con le amiche".
Inizia così il nostro percorso sulla storia di Alessandro Cinque, 28 anni, da Firenze in giro per il mondo con la sua macchina fotografica. Africa, Birmania, India, Australia, Giappone. Uno "cresciuto a pane e fotografia", come ci racconta, nato ad Orvieto ma ormai da anni a Firenze. Scandicci, per la precisione. "Era il giorno della Comunione, quando Giovanni, mio padre, mi regalò la mia prima macchina fotografica: una una yashica fx super 2000 con la quale tutt’oggi mi diverto a scattare". Già, babbo Giovanni: professore di fotografia e fotografo di vecchia data, a 16 anni si fa affiancare da Alessandro per la prima volta in un servizio ad un matrimonio. A 18 anni, invece, arriva il primo lavoro in solitaria per il giovane Cinque. Inizia da qui la sua carriera, senza scuola di fotografia, solo con l'approccio diretto alla realtà.
"A 20 anni ho aperto il mio Studio Fotografico con il fotografo fiorentino Nicola Santini, mixando insieme passione e lavoro", ci racconta Alessandro. "L’analisi di che cosa desidero che davvero sia la fotografia per me, la voglia di sperimentare e la ricerca continua di prospettive e tecniche necessarie per dare forma ad immagini che rendano effettivamente l’idea di ciò che ho da dire, mi hanno spinto ad approfondire di molto i miei studi, sia da autodidatta attraverso libri, riviste e l’aggiornamento continuo, sia attraverso workshop ed esperienze guidate dai grandi maestri. Tutto questo mi ha spinto un paio di anni fa a dare vigore ad un modo diverso di fare fotografia: dai reportage d’integrazione in Italia ai grandi viaggi in Africa, Birmania, India, Australia e Giappone, oggi sto investendo realmente nel mio lavoro e nella mia passione cercando di dare voce a territori lontani, a minoranze inascoltate, a storie che necessitano di essere comunicate, raccontate, espresse".
Non solo in giro per il modo, anche viaggi e reportage in Italia per il 28enne fiorentino. "Lavorare in Italia mi affascina parecchio perché tratto argomenti che conosco da vicino e riesco quindi con maggiore semplicità ad entrare dentro gli eventi, cogliendoli in profondità e cercando di rivelare quegli aspetti che non sono soliti balzare all’occhio. Il tema dell’integrazione ha per lunghi periodi catturato la mia attenzione perché attraverso questo focus è possibile evidenziare le connessioni che esistono tra i campi differenti del sapere e delle culture".
Ogni settimana una città diversa, con incontri con personaggi come Bocelli, Del Piero, Ezio Bosso, Cucinelli ed altri. "A ciò si affianca il lavoro che porto avanti ogni giorno in Studio: campagne pubblicitarie, servizi fotografici per meeting, conference, eventi fashion & business. Cambiano continuamente i contesti e le esperienze che un territorio variegato come l’Italia può proporre ma resta medesimo il desiderio di raccontare, attraverso fotogrammi, storie dotate di senso, reali e pregnanti, senza offrire uno statico susseguirsi di immagini a cui oggi con il proprio smartphone ciascuno potrebbe senza fatica dare vita".
"Nell’ultimo anno ho davvero girato il mondo specialmente grazie alle collaborazione con le Onlus internazionali", ci racconta Alessandro tornando sui suoi viaggi all'estero. "Sono stato in India, in Birmania, in Uganda, Australia e Giappone. A marzo 2016 mi trovai a Sydney, durante la Mardi Gras parade, una delle iniziative LGBT più importanti del mondo. Circa 10.000 partecipanti hanno sfilato lungo Oxford e Flinders street a bordo di un treno lungo quasi sei chilometri e migliaia gli spettatori radunati al lato della strada applaudivano la parata e i suoi carri glamour e scintillanti. Oltre 2.000 volontari poi hanno fatto in modo che tutto procedesse senza intoppi. L’interazione tra le differenti tipologie di persona, almeno all’apparenza, ha colpito il mio sguardo e dato direzione all’approccio intrapreso. Ciò che ha animato questo reportage infatti è stata proprio l’intenzione di raccontare come “ il peso della differenza” sia soltanto una questione di prospettiva".
IN UGANDA - "Dalla collaborazione con la Onlus bolognese “Oltre le parole” ha preso vita, nell’Aprile 2016, “Contrasto”, un reportage animato dall’intento di mettere in relazione scuola ed ospedale, due importanti strutture a cui il Padre Paolino ha dato vita nel villaggio di Rushere in Uganda. Qui il mio reportage ha posto al centro proprio “le persone” con la loro quotidiana volontà di esprimersi e l’intensità dei gesti compiuti. In una terra di forti contrasti, dolore e gioia si sono incontrati e scontrati sotto i miei occhi e le urla di bambini hanno ripetutamente rotto il silenzio assordante degli ospedali. “NEW LIFE” ancora scattato in Uganda è il racconto di una donna che dà alla luce il suo bambino. Una storia di cui mi sono sentito protagonista seppur senza interferire con il suo accadere"
IN GIAPPONE - "Appena qualche mese fa, in Agosto, sono stato in Giappone ed è lì che ha preso vita un reportage teso a evidenziare la contrapposizione tra real life e virtual life che in quell’area emerge con violenza. La dipendenza da smartphone, la solitudine dell’uomo che resta alieno ed estraneo anche se accerchiato da cose e frastornato da frenesia e caos si sono espresse attraverso un ripetersi statico di colore, ritmato e puro".
IN BIRMANIA - "In Birmania ho realizzato un reportage sulla tribù Chin, all’interno della quale sopravvivono le ultime 30 donne al mondo con il volto tatuato. Desideravo che la loro storia venisse raccontata e con essa la sofferenza mascherata da diktat e consuetudine che quelle donne hanno subito". E qui, l'incontro anche curioso, che ha fatto diventare famoso Alessandro anche all'interno della società calcistica del Manchester United. "Già da qualche giorno notavo lungo le vie delle città attraversate molte bandiere del Manchester United, pendenti perfino dalle aperture dei monasteri. Così una sera dopo la cena in un piccolo villaggio sul lago Inle fui attratto dalla confusione che proveniva da un bar di Nyaung Shwe, mi avvicinai con la mia Leica M9 in mano ma non appena entrato capii che la cosa migliore da fare era sedermi in quello stesso bar. E con entusiasmo guardai anche io la partita in Tv. Sono da sempre appassionato di calcio e quello inglese ha per me un particolare fascino. Il Calcio in Myanmar è importante, è il ponte tra culture diverse, una porta verso l’occidente, dialogo e confronto. Nessun imbarazzo ha seguito la mia presenza ed anche gli scatti si sono susseguiti in maniera naturale. Ho intenzionalmente raccontato la voglia di normalità che fa parte di ogni uomo, perfino di un monaco il cui ritmo di vita è solitamente scandito da sequenze serrate, ripetitive, composte. In Myamar tutti possono intraprendere un percorso da Monaco e la durata minima è di una settimana, il cammino però prevede scarsità di beni materiali. Le bandiere ritratte nei miei scatti sono quindi il frutto di piccoli sacrifici, di rinunce in favore della passione per il Manchester United".
Chiudiamo con i progetti futuri, del giramondo Alessandro Cinque: "Mi sembra di aver appena iniziato ed ogni giorno nuove idee, nuove collaborazioni, nuovi concept da sviluppare prendono forma. Tra pochi giorni partirò per Cuba per la realizzazione di un progetto nato dall’intesa con COSPE, un’associazione senza scopo di lucro che opera in oltre 30 paesi del mondo per garantire uno sviluppo equo e sostenibile. Con la fine dell’embargo cubano o comunque con il decisivo allenarsi delle tensioni, l’isola ha aperto le porte ad un nuovo modo di fare economia che necessariamente sta portando ad una rivoluzione repentina di usi e costumi. Attraverso il progetto “ Via Lactea” racconterò i cambiamenti in atto nel settore agricolo, focalizzando in particolare l’attenzione sulla cooperazione tra le aziende del territorio durante la produzione di latte biologico. Un altro progetto mi condurrà invece ad indagare i ritmi del repetismo cubano, l’antica arte dell’improvvisazione in versi e musicata che costituisce parte importante dell’identità culturale di questo popolo. Dopo Cuba, ci saranno l’Australia, il Marocco, l’India ed ancora LITER OF LIGHT: un progetto etico che sorge dalla volontà di portare la luce (sfruttando l’energia solare) dove oggi arriva con difficoltà. L’obiettivo del progetto è quello di coinvolgere la popolazione nell’operazione di istallazione dei nuovi impianti. Grazie a LITER OF LIGHT potrò conoscere il Sud America: Perù, Argentina, Cile e dare voce a nuove realtà che desiderano essere raccontate".