Rinaldo degli Albizzi, il miglior nemico di Cosimo
Errori e scommesse perse
sabato 05 novembre 2016 13:27
Rinaldo degli Albizi ( o Albizzi) nacque a Firenze nel 1370 e, come Cosimo dei Medici (la cui storia potete leggere qui) ereditò il proprio ruolo dal padre, Maso degli Albizi.
Rinaldo rappresentava l'Oligarchia fiorentina e vedeva di mal occhio il potere sempre crescente delle Arti Minore, della plebe e della famiglia Medici, ma i primi anni della sua storia politica furono tranquilli. Fin quando fu in vita Niccolò da Uzzano, egli seguì le sue direttive e fra gli Albizzi e i Medici ci fu un periodo di pace.
Il rampollo di casa Albizi si concentrò soprattutto sulle guerre: Pisa, Milano e Lucca. Ma queste guerre si rivelarono devastanti per Firenze e politicamente controproducenti, visto le enormi quantità di denaro che venivano investite.
1431. Questo è l’anno in cui, morto Niccolò da Uzzano, iniziò la guerra fredda fra Albizi e Medici. Entrambi gli schieramenti cercarono di ottenere il controllo della Signoria, ma fu Rinaldo a vincere la battaglia facendo ridurre il numero di componenti riservati alle Arti Minori e quindi filo-medicei. Ma l’anno decisivo fu il 1433.
Cosimo de Medici fu arrestato con la scusa di aspirare alla tirrania. Le prove? Il “palazzo” che si era fatto costruire in Via Larga e altre piccolezze. Le accuse non sarebbero mai potute divenire una vera e propria condanna se non con l’aiuto del gonfaloniere di giustizia Bernardo guadagni, fedele alleato degli Albizi che condannò Cosimo a morte.
E questo fu un grave errore. La folla, sobillata probabilmente dalla famiglia Medici, iniziò a ribellarsi. Cosimo de Medici era molto amato grazie alla quantità di soldi donati in beneficenza e alla moltitudine di lavori creati grazie a progetti importanti ( quello che oggi giorno vengono definite “grandi opere”). Lorenzo de Medici, fratello di Cosimo, inoltre minacciò di invadere Firenze con degli uomini armati nel caso di morte del parente.
Così la pena di morte fu commutata in dieci anni di esilio. Un altro gravissimo errore, dato che con Cosimo lontano, gli Albizi credettero di avere eliminato il problema. Ma Cosimo prosperò lontano da Firenze, in tutte le città che visitava veniva omaggiato come un principe e questo fece tremare gli avversari.
Machiavelli, nelle Istorie Fiorentine scrive: « Rimasta Firenze vedova d'uno tanto cittadino e tanto universalmente amato, era ciascuno sbigottito; e parimente quelli che avevano vinto e quelli che erano vinti temevano. »
Ogni uomo vicino ai Medici fu esiliato con pretesti banali, ma per ogni sostenitore che veniva eliminato, sembravano spuntarne altri dieci. Eppure Rinaldo degli Albizi, convinto oramai di avere Firenze in pugno, decise di non imbrogliare nell’estrazione a sorte dei membri della Signoria.
E perse la scommessa con il destino, dato che quasi tutti i membri erano filo medicei, compreso il gonfaloniere di giustizia: Niccolò di Donato Cocchi.
Messo all’angolo, Rinaldo pensò di fare una pazzia: entrare con un gruppo di uomini armati in Palazzo Vecchio e occuparlo, ma furono intercettati e bloccati. In questa situazione di stallo intervenne papa Eugenio IV che, convocato il giovane Albizi, lo convinse ad arrendersi e gli promise di fare da intermediario.
Così l’esilio di Cosimo fu revocato ma il Papa non riuscì a mantenere la sua promessa: Rinaldo degli Albizi fu esiliato, i beni della sua famiglia confiscati. Non rivide mai l’amata Firenze e morì nel 1442 ad Ancona.