Festival delle Religioni, è il giorno del Dalai Lama a Firenze
A Firenze dopo quasi 20 anni
martedì 19 settembre 2017 09:26
E' il giorno del Dalai Lama a Firenze.
Una storica visita dopo 20 anni, in occasione del Festival delle Religioni. La più importante autorità buddhista è oggi, martedì 19 settembre 2017, a Firenze per un incontro pubblico al Nelson Mandela Forum.
L'evento inaugura la 3° edizione del Festival delle Religioni. Sei mila le persone presenti, lunghe code fuori dal Mandela anche per i controlli di sicurezza.
Grandi applausi a più riprese per l'entrata del XIV Dalai Lama sul palco allistito all'interno del Nelson Mandela Forum. Il primo a prendere la parola è stato Filippo Scianna, direttore Istituto Lama Tzong Khapa, seguito dal sindaco Dario Nardella che ha anticipato con un discorso la consegna del Sigillo della Pace a Sua Santità.
Dario Nardella: "Sua Santità, è un onore averla qui con noi e siamo desiderosi di ascoltare la sua testimonianza. Benvenuto a Firenze, in questa città che da sempre costruisce ponti: oggi Firenze abbraccia lei e tutte le persone presenti qui. Firenze è da sempre città di pace e d'incontro è la terra dell Umanesimo in cui è nata la cultura dell'unicità della vita - non dimentichiamo che è la citta prima nella storia in cui è stata cancellata la pena di morte, e che Giorgio la Pira seppe far del dialogo tra le città del mondo un fondamento della politica internazionale".
"Sua Santità ringraziandola ancora, ho il piacere a nome della città fiorentina di consegnarle il Sigillo della Pace come simbolo di pace e libertà perchè non c'è liberta senza pace - ha concluso Nardella -. Nel recente passato il sigillo è stato consegnato a grandi testimoni come Kofi Annan, Gorbaciov e Giovanni Paolo II".
"Welcome brothers and sisters", così inizia il discorso di Sua Santità il XIV Dalai Lama, davanti alla platea sold out del Mandela Forum, per 'La libertà nella regola', tema della prima parte della mattinata.
Uguaglianza e unità, su queste parole si sofferma subito il Dalai Lama, che invita ad andare oltre quelle che definisce "differenze secondarie".
"Sono onorato di poter essere qua e condividere con voi questa discussione sul senso di responsabilità che deve abbracciare il mondo intero. Dovunque vado lo dico sempre, io mi sento solo uno dei sette miliardi di essere umani, noi siamo tutti uguali e così io mi considero, a livello fisico mentale e emotivo, e abbiamo tutti dentro di noi lo stesso diritto alla felicità. Il potenziale della felicità e della gioia è dentro di noi, intrinseco nell'essere umano, e dobbiamo rendercene conto, realizzare che abbiamo dentro questo potenziale. Vedete questa bambina, quando siamo piccoli non facciamo distinzioni di religione, di provenienza, di razza, ci basta incontrare un sorriso o degli occhi felici che subito siamo contenti e non pensiamo ad altro. Normalmente poniamo troppa enfasi nelle differenze secondarie degli esseri umani, anziché guardare a livello umano, dove non ci sono differenze. Io e gli altri, la mia cultura e la sua cultura... È così che si creano diffidenze e sospetto, che provocano irritazione che poi sfociano nella violenza, invece dovremmo andare in profondità e capire che siamo essere umani, dovunque vado promuovo l'unità dell'essere umano, di 7 miliardi di essere umani".
Il discorso del Dalai Lama è continuato, tra applausi e risate, sottolineando ancora l'importanza dell'uguaglianza, intesa come fratellanze e familiarità tra ogni essere umano. "Ora ho 82 anni e nella vita ho visto molta sofferenza, e anche se ora noi siamo qui nella pace, molti dei nostri fratelli e sorelle stanno soffrendo, per sofferenze che noi stessi creiamo, e dobbiamo fermare queste sofferenze create da noi nel mondo. Questi problemi hanno delle cause, delle condizioni e vengono da qualcosa, per prima cosa derivano dal fatto che diamo più enfasi alle differenze secondarie nei nostri rapporti. Qual è il rimedio a questo? Andare più a fondo e ricordarci delle cose più importanti ovvero che siamo tutti essere umani, tutti uguali, io ho adottato questo modo di pensare e ne traggo beneficio. Dovunque vado guardo gli altri per il loro volto umano e non per chi sono o da dove vengono, non faccio differenze, hanno una bocca e due occhi, siamo tutti uguali, provo un senso di fratellanza e di familiarità con tutti allo stesso modo, li incontro e penso di aver incontrato un mio fratello. A me non piacciono le formalità, e quando incontro qualcuno sorrido e ho contatto fisico con queste persone, e di solito anche loro mi trattano così, a parte qualcuno che si sente importante e non fa così, come quando incontro il presidente indiano, io sorrido alle guardie del corpo, ma loro non mi sorridono, e io allora insisto e alla fine faccio loro il solletico e allora ridono anche loro".
Il Dalai Lama si è infine concentrato sui conflitti religiosi e sul terrorismo, invitando ad una pacifica convivenza tra le religioni, definita come indispensabile. "È terribile che ci siano conflitti religiosi, le religioni dovrebbero essere portatrici di gioia e amore. In Egitto ci sono conflitti tra musulmani o tra musulmani e cristiani, ma è inutile usare la religione come ragione di conflitto. I conflitti religiosi sono avvenuti anche tra differenti gruppi buddhisti in Tibet. I conflitti settari avvengono per la mancanza di comprensione del valore dell'altra persona. Ci sono nel mondo religioni diverse, e ognuna è portavoce di filosofie diverse ma questo è indispensabile nel mondo, non deve essere un problema. Per questo apprezzo questi incontri interreligiosi. Dobbiamo chiederci se è possibile stabilire nel mondo l'armonia religiosa, e la riposta è si, è possibile, e l'esempio è l'India, dove molte religioni diverse convivono senza problemi. Quando nacqui, in Tibet c'era una comunità musulmana e i tibetani hanno molto imparato dai musulmani e viceversa, e questi musulmani erano pacifici. Al giorno d'oggi sentiamo affiancare alla religione la parola terrorista, diciamo musulmano terrorista, io sono contrario a nominare terrorista una persona religiosa, perché quando uccidi non sei più religioso, sei solo un terrorista. La pratica principale dei musulmani è di amare tutto il creato di Allah e quando uccidi smetti di essere musulmano. Io dico che siamo un'unica umanità globale. E l'economia globale, il riscaldamento globale, sono fatti e cambiamenti che coinvolgono tutti noi nello stesso modo, nessuno è esente. La natura è globale e ci abbraccia tutti nello stesso modo senza differenze, per questo dico che siamo una unica comunità di sette miliardi di essere umani e dobbiamo convivere insieme, non c'è modo di togliere una parte di questa comunità, dobbiamo stare insieme e vivere bene insieme, anche se succede che certi politici e capi di stato utilizzano le religioni per mettere le persone l'una contro l'altra. Perdono, tolleranza, pazienza, queste sono le cose che dobbiamo sviluppare".
Parola anche a Izzedin Elzir, Imam di Firenze. "Sono felice di poter dialogare con il Dalai Lama qui, a Firenze, la città del dialogo, dove sono cresciuto religiosamente e culturalmente. Uso la parola Jihad, perché c'è bisogno di un uso giusto di questa parola, vuol dire sforzo, jihad non è guerra santa, le guerre sono sporche, ma convivenza santa. Profeta Maometto ha spiegato che jihad è una lotta interna per portare te stesso al cambiamento, ed è da noi stessi che dobbiamo iniziare per cambiare il mondo. Dobbiamo cercare di capire noi stessi, rispettare noi stessi per poter rispettare l'altro. Dobbiamo conoscere noi stessi come fede, spesso problemi nascono del mondo perché la maggior parte delle persone che praticano una religione lo sono solo di nome ma non lo hanno generalmente scelto. La libertà e alla base di tutto, non si può essere musulmani o cristiani o buddhisti perché costretti. La libertà però deve avere delle regole, altrimenti diventa anche la libertà di uccidere l'altro. Ci sono leggi dello stato ma anche leggi della religione. Se non ci sono amore e solidarietà, le regole da sole non funzionano, accanto alle regole devono cambiare solidarietà e misericordia. Versetto del Corano dice "Dio mi ha mandato come misericordia per l'umanità". Come mettere in pratica la libertà religiosa che ci da la costituzione? Ancora non abbiamo una legge sulla libertà religiosa nel 2017. Mettere in pratica queste belle parole si fa solo praticando la jihad, che non è la guerra santa ma la convivenza. Viviamo in un momento di paura, è innegabile, ma, citando il prima palestinese Darwish, La paura non impedisce la morte impedisce la vita".
Il giurista Joseph Weiler: "L'ebraismo è la religione della regola. Qual è il senso di questa regola? Il primo è la libertà. Se mangiamo tutto quello che vediamo, siamo schiavi del nostro appetito. Siamo schiavi del nostro lavoro e della carriera, così un giorno alla settimana si deve riposare. Siamo schiavi solo della parola di Dio. Il secondo senso è ricordare la presenza di Dio e sentirne la vicinanza. Il terzo senzo è cercare il rapporto con l'altro. Per questo occorre seguire la regola etica: ama il prossimo come te stesso, non uccidere; regole che ci uniscono con tutti gli altri. Se non rispettiamo noi stessi, non possiamo rispettare l'altro".
"Parlando della libertà della regola, io non dimentico un'espessione ricorrente: Le religioni generano la verità, la verità genera le regole, le regole generano la violenza. Un'accusa che viene fatta alle religioni e non possiamo non ascoltarla - ha dichiarato nel suo intervento Padre Enzo Bianchi - Due sono gli antidoti che abbiamo a disposizione affinchè le religioni non finiscano per essere fomentatrici di violenza: la prima è andare alle fonti e alle origini della religioni; la ragione è il secondo antidoto quando la religione vuole scadere a livello di violenza e intolleranza".
Conclude l'incontro il Dalai Lama. "In questo dialogo con questi stimati relatori ho imparato molti dettagli importanti dei vostri aspetti. Penso che praticare una religione sia qualcosa di individuale, ma se lo decidi devi farlo sinceramente e profondamente. Ci sono molti che non praticano religione e non importa, dobbiamo tenere presente che le differenze filosofiche e di pensiero sono importanti e non da rifiutare. Mi immagino come di essere un giardino, che più varierà di fiori ha più bello è, e senza fiori diversi non sarebbe così bello".
Riprende tra gli applausi la mattinata del Dalai Lama a Firenze. Dopo il dibattito La libertà nella regola, è toccato alla Public Talk La pace attraverso l'educazione, introdotta dal presidente della Regione Enrico Rossi. "Saluto sua Santità che è qui a Firenze e voglio esprimere subito la mia stima e considerazione per l'illustre ospite che abbiamo l'occasione di ascoltare su una questione così importante per il nostro tempo. Pace e uguaglianza permeano anche la nostra costituzione. L'articolo 8 dice che tutte le confessioni religiose sono uguali davanti alla legge, e l'articolo 11 dice che l'Italia ripudia la guerra. Spesso i costruttori di pace sono sentinelle inascoltate, voglio ricordare un nostro concittadino, Tiziano Terzani, e il suo rispetto assoluto verso ogni creatura vivente. Purtroppo il nostro mondo è spesso dominato dalla logica del nemico, e invece avremmo bisogno di pace. Papa Francesco ha detto che stiamo attraversando un periodo in cui è già in corso una terza guerra mondiale, e anche l'incubo del nucleare incombe. Qualcosa però si muove, l'ONU ha approvato un trattato un 7 luglio sul nucleare e chiedo che l'Italia ratifichi questo trattato. Non abbiamo nulla di nuovo da inventare, non dobbiamo dimenticare la sapienza, la civiltà e l'umanità e credo che qualcosa di questa sapienza fosse contenuta nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dove all'articolo 26 si dice che L'istruzione deve favorire l'opera delle nazioni unite per il mantenimento della pace, e noi speriamo che il dialogo tra le religioni aiuti a realizzare la pace".
Parola al Dalai Lama, che parte dal ripudio della guerra: "Quando parliamo di guerra, parliamo di una mobilitazione organizzata della violenza che esiste solo tra gli esseri umani, gli altri animali non hanno organizzazione cosciente di armi. Tutti gli animali provano rabbia, ma è qualcosa ma solo nell'essere umano la rabbia diventa così potente e distruttiva, a causa dell'intelligenza dell'essere umano, come se l'intelligenza venisse messa a disposizione della rabbia. La pace genuina sia a a livello familiare che di comunità e mondo, deve cominciare da dentro i singoli individui, senza la pace dentro al singolo non può esserci una pace mondiale".
Il Dalai Lama continua parlando di guerra, speranza e istruzione, criticando il sistema di un'educazione definita "materialista". "Oggi giorno quando guardò la realtà del mondo in cui viviamo credo che ci siano segni di speranza. All'inizio e alla fine del XX secolo vediamo due realtà diverse, la visione comune era che i conflitti si risolvono con la violenza, e non si dialogava, piano piano verso la fine del secolo queste cose sono cambiate, la Francia e la Germania che prima erano in guerra poi hanno fondato l'Unione europea, abbiamo imparato dalla sofferenza che abbiamo sperimentato. Così si prende esempio dalla propria esperienza, con l'UE è stata creata una forma di prevenzione ai conflitti, e dovrebbe essere inserita anche la Russia, e auspico un'unione degli Stati africani, sudamericani, asiatici, così da arrivare all'Unione dell'umanità. Le religioni monoteistiche credono in un solo Dio creatore, e quindi dovrebbero considerare l'umanità come una grande unione. L'intelligenza dovrebbe essere al servizio del buon cuore, della compassione, andando ad abbracciare una comunità globale. Credo molto nell'educazione, sono molto critico sul sistema di istruzione moderno che è materialistico e non prelude all'interiorità dell'individuo, dobbiamo inserire nel sistema educativo lo sviluppo delle qualità interiori dell'individuo".
È seguita poi una sessione interattiva, di dialogo, con il pubblico presente al Mandela Forum. La prima domanda che è stata posta a Sua Santità è stata quella di indicare le carratteristiche per un buon insegnante. “Nell’ambito dell’edcazione degli insegnanti dobbiamo parlare di un curriculum basato sull’esperienza del mondo, le scoperte scientifiche e il senso pratico – ha affermato il Dalai Lama – A questo va unito il training per gli insegnanti che devono avere anche delle qualità e il desiderio che gli studenti vadano bene. Si deve instaurre un rapporto di fiducia e affetto, altrimenti allo studente verrà la nausa a pensare di dover stare in classe con quell’insegnante”. Sono stati poi tanti i temi affrontati dal XIV Dalai Lama rispondendo alle altre domande:dal ruolo della meditazione nell’educazione e della conoscenza del mondo interiore; dalla memorizzazione del sistema educativo orientale al mondo sempre più materialistico opposto al sentimento altruistico; dalla necessità di comparare le notizie con cui veniamo in contatto al ruolo delle nuove tecnologie nell’informazione.